Psicoterapia
Psicologa Psicoterapeuta Olbia
Ansia
L’Ansia, o risposta d’allarme, è uno stato emotivo che può avere sia una valenza naturale ed adattiva, sia essere una forma di patologia. (Barlow, 2004). I disturbi d’ansia sono tra i problemi mentali più diffusi ma anche quelli che oggi possono essere trattati efficacemente.
Come premesso nella definizione, provare ansia non è di per se sempre negativo, un livello accettabile crea le basi per un'attivazione funzionale nelle varie circostanze che la vita ci riserva, ad esempio: in previsione di un esame l'attivazione serve ad ottimizzare l'impegno nello studio per ottenere un risultato migliore. Laddove per motivi intrinseci alla persona l'esame viene vissuto come un qualcosa di insormontabile, l'ansia diventa disfunzionale ed il livello di attivazione e talmente intenso che diventa paralizzante, per cui si crea una combinazione complessa di emozioni negative, si prova paura, apprensione e preoccupazione che si accompagnano a sensazioni fisiche ritenute spiacevoli: vi è una ventilazione superiore al necessario con aumento del ritmo o della profondità del respiro, palpitazioni, dolori al petto e/o respiro corto, nausea, tremore interno, testa leggera, vertigini, confusione, disorientamento, mani sudate, bocca asciutta. La persona ansiosa necessita di un aiuto per razionalizzare i timori ed i pensieri che intervengono nel determinare lo stato ansioso, perché quando subentra il rimuginio mentale, le preoccupazioni sono ripetitive, eccessive, costanti e improduttive creando disagio o impedendo lo svolgimento delle normali attività quotidiane.
Depression
WORK IN PROGRESS
Relationships
IN COSTRUZIONE
Malattia cronica
Ogni patologia, per quanto leggera, implica, in altri termini la rinuncia ad una parte della propria libertà e dei piaceri abituali. (Balint 1961).
L'insorgenza di una malattia cronica altera inevitabilmente gli equilibri personali, familiari e sociali. quando si riceve una diagnosi sovente la persona può diventare molto fragile, vivere nell'incertezza dovuta al decorso della malattia espone ad una vulnerabilità emotiva, in questi casi si riattiva prepotentemente il legame d'attaccamento, ossia la necessità di vicinanza con le figure ritenute significative, questo aiuta la persona a non essere sovrastata da sentimenti negativi riguardo se stesso ed il suo futuro, il lavoro con il terapeuta supporta la persona a sviluppare una maggiore resilienza attraverso il coinvolgimento familiare perché diventi un cuscinetto emotivo che aiuta a sentire meno angoscia, seda preoccupazioni ed aiuta a gestire meglio le aspettative sul futuro. Può anche può accadere che la persona si isoli perché rifiuta la malattia, i timori consci ed inconsci la portano a schermarsi da un evento ritenuto inaccettabile, pertanto mette in atto dei meccanismi di difesa attraverso i quali cerca di schermarsi da emozioni e pensieri che gli risultano intollerabili. Può percepirsi come un "peso" per la famiglia, mettere in discussione la sua immagine corporea e sociale. Anche in questi casi il coinvolgimento familiare costituisce un punto di partenza per elaborare ed integrare vissuti più funzionali e adattivi alla nuova condizione. Di fatto non è la malattia in sé ad essere temuta, ciò che fa la differenza è la percezione che deriva dall'elaborazione mentale che il paziente fa. Una malattia cronica, premettetemi la metafora è come indossare un abito dello stesso colore ogni giorno, anche quando vorresti cambiarlo non ti è possibile farlo. Diventa la tua seconda pelle, a volte quando sei di buon umore lo impreziosisci: seguendo le terapie come nel caso del diabete, facendo la fisioterapia nella sclerosi, etc; a volte lo trascuri per stanchezza, per svogliatezza, perché lo rifiuti e quell’abito ti sembra logoro. L'aiuto terapeutico serve ad integrare il vissuto della malattia, poiché aiuta la persona a ridefinire priorità e valorizzare il tempo. Molto spesso, in tali circostanze, emergono qualità e sensibilità che se ben indirizzate e gestite, gettano le basi per vivere la vita in modo più soddisfacente ed appagante.
Trauma
WORK IN PROGRESS
Adolescent Therapy
Negli ultimi anni e soprattutto con la chiusura forzata dovuta alla pandemia, l'avvento della tecnologia, se da una parte ha aiutato i giovani a difendersi da un isolamento fisico intollerabile per la loro età, ha esacerbato ed intensificato aspetti comportamentali disfunzionali. Il periodo adolescenziale è di per sé soggetto a cambiamenti repentini, la maturazione fisica, i cambiamenti ormonali, rendono l'adolescente vulnerabile, la sua crescita fisica non sempre corrisponde a quella mentale e viceversa, sentono addosso la pressione e le aspettative che la società moderna impone loro. Ciò che però, negli ultimi anni, sta preoccupando gli specialisti del settore è l'aumento dei disturbi psichiatrici che interessano questa fascia d'età. Cosa è accaduto nel tempo, cosa è cambiato rispetto al passato tanto da rendere preoccupante una tappa fondamentale dello sviluppo che seppur a volte problematica è sempre stata affrontata e portata a termine, senza grandi difficoltà dalla maggior parte di essi? Cosa ha reso ancora più vulnerabile la crescita fisiologica di questi ragazzi/e?
Innanzitutto per i giovani "nativi digitali" così definiti, utilizzano prevalentemente i social per familiarizzare con il loro mondo, purtroppo questo confronto avviene a discapito di competenze emozionali e cognitive che generalmente si acquisiscono attraverso le interazioni dirette tra pari, contesto e cultura di appartenenza. Questo divario tra l'acquisizione diretta e virtuale ha impoverito la loro capacità di introspezione, e li ha resi più insicuri nella gestione delle loro interazioni e nel confronto tra pari. Tale insicurezza è sovente vissuta in solitudine, se prima la vicinanza fisica aiutava a comprendere ed entrare in risonanza emotiva con chi abitualmente si frequentava, adesso mostrare qualche segno di debolezza non viene colto, oppure deriso, non accettato o addirittura, come più spesso sentiamo nelle cronache, diventa motivo per essere sopraffatto da coetanei che utilizzano la loro forza per punire, sbeffeggiare ed aggredire. Credo fermamente che i nostri adolescenti siano il risultato, di una società che sta perdendo la capacità di autoregolazione, loro sono le vittime. Il consumismo ha investito con forza il nostro modo di vivere, come genitori si cerca di colmare le assenze attraverso ricompense materiali che, per ovvie ragioni, non possono sostituirsi all'affetto, alla guida, al confronto di cui tanto necessitano i giovani. Ne risulta un adolescente che si chiude in se stesso oppure si lascia trascinare in comportamenti devianti dal gruppo dei pari, che in questo caso diventa un punto di riferimento per non farsi sopraffare da un senso di inadeguatezza che risulterebbe intollerabile. l'intervento che solitamente propongo è rivolto a sostenere le difficoltà genitoriali per fronteggiare tali situazioni, ripristinare o creare un clima favorevole di sviluppo che aiuti, attraverso atteggiamenti più accoglienti e meno insofferenti WORK IN PROGRESS